FABIO TORRE. IN FOCUS, LA MOSTRA

L’OBIETTIVO DEL PROGETTO

Il progetto IN FOCUS rappresenta un nuovo segmento della ormai venticinquennale ricerca di Fabio Torre sui rapporti tra pittura e fotografia. In questa occasione si confrontano due serie di dipinti ad olio su carta appartenenti a cicli recenti: gli Obiettivi, rappresentazioni dal sapore pop di elementi costituitivi della macchina fotografica, responsabili dello zoom e della messa a fuoco – qui presentati con un carattere monumentale e senza contesto – e una serie di doppi ritratti della serie Perfect Lovers ricavati da fotogrammi consecutivi di una sessione fotografica in cui il soggetto si presenta “doppio”, con minime differenza di luce e di fuoco.

In IN FOCUS l’artista mette in scena contemporaneamente lo strumento della messa a fuoco e i suoi effetti, la potenzialità a volte ambigua della fotografia e la potenza anche fisica del suo occhio meccanico: nell’insieme una riflessione sullo sguardo e contemporaneamente sul fascino anche vagamente erotico che la macchina fotografica – e in particolare il suo accessorio più sofisticato ed attento – esercitano sull’osservatore.

CHI È FABIO TORRE

Fabio Torre (San Giorgio di Piano 1955) vive e lavora a Bagnarola di Budrio. E’ laureato in Storia dell’Arte presso l’Università di Bologna. Il contesto generale in cui si colloca il lavoro di Torre è quello del rapporto tra la pittura e le altre modalità tecniche di rappresentazione, in particolare fotografia e cinema. Nei suoi diversi cicli pittorici, l’indagine ha riguardato diversi aspetti della realtà che corrispondono ad altrettanti ‘luoghi’ della fotografia. Non si è mai trattato, dunque, della cosiddetta pittura mediatica – tanto in voga negli anni ’90 – per lo più limitata alla riproduzione di copertine patinate o schermi televisivi, ma di un lavoro che della fotografia indaga il lato concettuale, cercando di rappresentare su tela non la foto, ma il ‘fotografico’. Ha scritto Claudio Marra ‘A tenere banco ci pare sia innanzi tutto quella dimensione di enigmaticità e di sospensione della quale in tanti casi la fotografia sa farsi portatrice. La scelta è insomma quella del frammento, dell’anello estratto da una catena narrativa che forse c’è dato in qualche modo di intuire ma non di risolvere con soddisfazione piena. Ecco allora un primo scarto rispetto a talune attese fin troppo consuete e standardizzate: l’occhio meccanico non è automaticamente sinonimo di visione sicura e chiarificatrice. Sedi integrazione si vuole proprio parlare, nel caso di Torre non è l’occhio naturale a venire integrato nelle sue carenze visive, ma casomai quello spazio mentale nel quale l’evocazione fotografica sembra funzionare non come completamento della memoria, bensì, al contrario, come interruzione del riconoscimento’. I soggetti variano nei successivi cicli.

Nei primi anni 2000 l’obiettivo è puntato su scene di strada, quindi l’ambiente tende a rarefarsi e una nutrita serie di opere riguardano i cosiddetti non luoghi della contemporaneità: aeroporti, stazioni, sale d’attesa, dove spesso le figure si riducono a profili in controluce. A volte il soggetto è invece ben definito: alcune mostre sono infatti dedicate a Piero Manai, Bas Jan Ader e soprattutto alla rockstar americana Patti Smith, alla quale sono dedicati un libro di testi poetici (‘A Soldier with no Shoes’) e uno fotografico (‘Patti Smith Simply a Concert’). A Patti Smith sono dedicate alcune mostre personali (Bologna, Torino, Parma, Pietrasanta) comprendenti dipinti e fotografie.

L’EVOLUZIONE DI FABIO TORRE TRA RITRATTI E CONTAMINAZIONI VISIVE

In seguito la riflessione sui rapporti fotografia-pittura diviene più radicale. I soggetti adesso sono alcuni ‘luoghi’ tipici della fotografia, quali il provino a contatto e il ritratto, e gli strumenti stessi del fotografare. Grandi macchine fotografiche, in atmosfere vagamente pop, occupano le tele e spesso vengono presentate in ripetizioni seriali, proprio riproponendo le sequenze dei provini a contatto. La mostra più significativa di questo periodo è ‘Picture Start’ nel 2012 allo Studio G7. Negli anni più recenti, un posto centrale nella produzione lo guadagna il genere ritratto. Il linguaggio è sempre quello in bianco e nero del mondo analogico, i soggetti sono quelli di sempre, amici e artisti. Citando ancora Claudio Marra ‘…ritratti ibridati degli amici perfetti, che mescolano l’obiettivo con la mano, fuori dai consueti codici del pittorialismo fotografico, instaurando un nuovo regime di artificialità naturalizzata o di natura artificializzata che intenzionalmente confonde i piani, impedendo di dire con sicurezza se l’immagine autentica sia quella giocata sul tempo istantaneo dello scatto fotografico oppure quella dilatata sul tempo infinito che appartiene alla pittura.’ Tra le mostre più importanti sul genere, ‘Perfect Day’ allo Studio G7 di Bologna e ‘A Contemporary Glance’ alla Clampart Gallery di New York nel 2017. Nel 2017 è tra gli artisti invitati alla grande mostra ‘My way, a modo mio’ Ginevra Grigolo e lo Studio G7, 44 anni tra attualità e ricerca, presso il MAMbo, Museo d’arte moderna di Bologna. Dall’inizio degli anni 2000 a oggi, Fabio Torre ha all’attivo trentacinque mostre personali in Italia e all’estero e la partecipazione a innumerevoli mostre collettive in spazi pubblici e privati.

Infomazioni

FABIO TORRE. IN FOCUS

Opening sabato 1 marzo 2025 ore 18
L’ARIETE artecontemporanea via Marsili 7 Bologna
01 03 – 02 04 2025 | da lunedì a sabato ore 17-19.30

o su app | Info 348 9870574 | www.galleriaariete.it