LA PITTURA DEL VENTESIMO SECOLO
“Occorreva superare l’Astrattismo, per i limiti in esso impliciti di decorativismo ormai inutile e stanco; i vari modi del Naturalismo, eternamente vincolante all’imitazione ed alla sfiatata passionalità romantica e bisognava ancora vincere le poetiche, le regole come tali, si chiamassero cubismo o futurismo, astrattismo o neoplasticismo: la libera fantasia doveva sposare la contemporaneità, senza mortificazioni e pregiudizi” (Anton Giulio Ambrosini, Lo spazialismo e la pittura italiana del secolo XX, 1953).
LA MOSTRA
La Galleria Gracis è lieta di presentare, in collaborazione con la Galleria Reve Art di Bologna, “Edmondo Bacci e lo spazialismo veneziano”. In mostra circa 30 opere di Edmondo Bacci, Mario Deluigi, Ennio Finzi, Virgilio Guidi, Gino Morandis, Luciano Gaspari, Bruna Gasparini, Saverio Rampin e Vinicio Vianello, alcune delle quali provenienti da prestigiose collezioni private veneziane. Il movimento spazialista, che vede la sua nascita con il Manifiesto Blanco (Argentina – 1946) di Lucio Fontana, trova nel Veneto terreno fertile di diffusione, come contestazione alla resistenza alla contemporaneità di Venezia.
Il Manifiesto delinea le urgenze degli artisti del primo Dopoguerra, che intendono superare i principi che avevano guidato il fare artistico prima della grande rottura causata dagli eventi bellici, inserendo le dimensioni di tempo e spazio nell’opera d’arte.
L’artista spaziale guarda oltre la dimensione del visibile, volge lo sguardo verso l’altrove, scruta lo spazio e contempla il valore assoluto della luce e di ciò che costituisce a livello molecolare e particellare ciò che ci circonda, ma ci è invisibile. Le scoperte scientifiche, la fisica nucleare sono stati per gli artisti motivi di impulsi e sollecitazioni. Essi intendono acquisire nelle opere una nuova realtà fino ad allora sconosciuta, l’idea di uno spazio tangibile, resa concreta grazie alle nuove tecnologie ed esplorazioni spaziali. Nel 1947, al suo ritorno a Milano, Fontana continua con la redazione dei successivi manifesti ad ampliare le istanze del movimento, ovvero adeguare il linguaggio artistico alle conquiste del progresso scientifico, processo che in lui culminerà con la fuoriuscita dell’opera dai contorni della tela bidimensionale.
ALCUNI PERSONAGGI DELLA STORIA
Al consolidamento dell’asse Milano-Venezia contribuisce in maniera significativa in quegli anni il gallerista Carlo Cardazzo, che nel capoluogo lombardo con la Galleria del Naviglio, e in quello veneto con la Galleria del Cavallino, diviene centro di diffusione del pensiero spaziale. Altre figure di connessione tra le due città sono Vinicio Vianello, che dal 1946 frequenta assiduamente il capoluogo meneghino, e Mario Deluigi, che nel marzo 1947 inaugura la sua personale alla Galleria del Naviglio, dove entra in contatto con Anton Giulio Ambrosini.
A Venezia lo spazialismo diviene un luogo collettivo ove maturare ricerche precedenti, far dialogare differenti generazioni di artisti e risolvere la diatriba tra arte figurativa e arte astratta.
LE OPERE
“Considerare realtà quegli spazi, quella visione della materia universale, di cui scienza, filosofia, arte, in sede di conoscenza e di intuizione hanno nutrito lo spirito dell’uomo”: così recita il Manifesto del 1951 dove compaiono per la prima volta le firme dei “veneziani” Anton Giulio Ambrosini, Mario Deluigi, Virgilio Guidi, Berto Morucchio e Vinicio Vianello. Due anni dopo, in occasione della mostra Spaziale alla Sala degli specchi di Ca’ Giustinian, Anton Giulio Ambrosini pubblica Lo spazialismo e la pittura italiana del XX secolo, al quale si associano Edmondo Bacci, Bruno De Toffoli, Tancredi, e Gino Morandis.
GLI ARTISTI VENEZIANI
Gli artisti veneziani presentano un approccio molto diverso dai milanesi, in un’esperienza che seppur attenta agli aspetti più futuristici della realtà scientifica e tecnologica, ribadisce piuttosto la libertà immaginativa individuale. Tale libertà si tradurrà anche in inclusività, tratto distintivo che permetterà a molti artisti di prendere parte alle esperienze spaziali pur non firmandone i manifesti. Questo è il caso di Ennio Finzi, Bruna Gasparini, Luciano Gaspari e Saverio Rampin, i cui i lavori in mostra risultano assolutamente aderenti agli enunciati spaziali.
Il rapporto che il movimento veneziano ha con Fontana risulta “intimamente dialettico”, per usare le parole di Crispolti, ma mentre Fontana travalica la dimensione pittorica per andare oltre lo spazio della tela, gli artisti veneziani vi restano fedeli, prediligendo l’utilizzo della materia pittorica.
Per Bacci l’adesione allo spazialismo si concilia con il primo tentativo di astrazione delle Fabbriche e dei Cantieri, opere che suggeriscono la sensibilità dell’autore alle tematiche sociali e, parallelamente, divengono pretesto per portare avanti il discorso sull’astrazione. Dal 1954 la pittura di Bacci muterà, più attenta alla restituzione dell’atmosfera: il colore si espande nella luce, il passaggio all’astrazione è completo e assume una forza esplosiva e detonante.
La cessazione dello spazialismo si attesta intorno alla fine del 1958, ma a quella data la compagine veneziana risulta ancora assai vitale, compatta e coerente intorno all’idea di una spazialità dell’immagine quale luogo di relazione e di continue metamorfosi della visione.
Informazioni
Edmondo Bacci e lo spazialismo veneziano
Quando: 12 novembre – 17 gennaio 2025
Opening martedì 12 novembre dalle ore 18:00
Dove: GALLERIA GRACIS, piazza Castello 16 , Milano, Italia