Ha preso ufficialmente il via la 60esima Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Gli artisti di questa edizione, provenienti da 88 Paesi diversi, hanno invaso con le loro opere i Giardini, l’Arsenale e il centro storico del capoluogo veneto. Occhi puntati sul Padiglione Italia, dal titolo Due qui / To Hear. Il progetto espositivo, curato da Luca Cerizza, propone una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini. Un’esperienza multisensoriale che intende coinvolgere i visitatori sia a livello fisico che mentale, grazie all’incontro con opere scultoree, installative, sonore e performative.
Perché Due qui/To Hear
Due qui/To Hear propone un itinerario attraverso tutti gli spazi del Padiglione Italia, incluso il giardino di pertinenza, in cui l’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conduce a incontri inaspettati con opere e installazioni di natura sonora e performativa.
Partendo dalla traduzione apparentemente sbagliata, Two here (due qui) e To hear (sentire/udire), il titolo del progetto suggerisce già come l’ascoltare, il “tendere l’orecchio”, sia una forma di azione verso l’altro. Incontro e ascolto, relazione e suono sono elementi indissolubili nella pratica ultratrentennale di Bartolini. Nell’installazione che anima il Padiglione Italia il paradigma acustico va letto sia come esperienza fisica, che come metafora e invito all’apertura verso l’altro.
Com’è il Padiglione Italia alla Biennale
Il progetto per il Padiglione Italia dialoga con il tema della 60esima Biennale di Venezia, Stranieri Ovunque /Foreigners Everywhere, proponendo un’ulteriore declinazione per la quale il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a se stessi. “Ascoltare se stessi” è dunque cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società.
Questa attitudine all’ascolto di se stessi e dell’altro è evidente anche nel dialogo che il progetto instaura tra forme e stilemi della tradizione culturale italiana (il giardino e la musica barocca), se non veneziana (la musica antifonale e la tradizione organistica), con quelli di altre culture e latitudini (l’arte e la spiritualità buddhista).
Due qui/To Hear è il risultato di un lavoro collettivo in cui vengono coinvolti artisti di diverse discipline e provenienze geografiche. Le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone, e uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale, Gavin Bryars (insieme al figlio Yuri), hanno contribuito alle opere sonore di Bartolini, mentre la scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa, e il romanziere e poeta Tiziano Scarpa, sono stati invitati a concepire nuovi testi per l’occasione.
Il percorso multisensoriale
Componendosi di opere scultoree, installative, sonore e performative, Due qui/To Hear propone un itinerario tripartito che si sviluppa in due direzioni equivalenti e invita lo spettatore a muoversi liberamente all’interno degli ambienti.
Nella Tesa 2, ad esempio, si viene accolti dalla statua in bronzo di un Pensive Bodhisattva, figura iconografica dell’arte buddhista che rappresenta un uomo che, raggiunta l’illuminazione, vi rinuncia volontariamente per indicare la via agli altri uomini, abbracciando l’inazione. Questa statua è posta all’inizio di una lunga colonna poggiata a terra, linea di demarcazione che, dietro la fattezza architettonica, mostra la sua vera natura di canna d’organo, producendo un suono prolungato. Il tempo sospeso introdotto dal Bodhisattva è quindi rafforzato da questa bassa vibrazione che suggerisce un tempo circolare.
Il percorso si sviluppa anche per tutta la Tesa 1, attraverso una struttura di natura labirintica costruita con materiali per ponteggi, il risultato di un sofisticato lavoro ingegneristico e musicale che rimanda alle macchine sonore barocche. La pianta di questo spazio attraversabile rievoca il disegno di un immaginario giardino barocco all’italiana.
L’oasi silente – cuore pulsante dell’intero progetto – garantisce il miglior punto per ascoltare la composizione scritta per l’occasione da due musiciste tra le più riconosciute in ambito elettronico e sperimentale: Caterina Barbieri (1990, Italia) e Kali Malone (1994, Stati Uniti).
Il Giardino delle Vergini e Gavin Bryars
Un’ulteriore suggestione acustica è custodita dal Giardino delle Vergini, incluso nel progetto del Padiglione Italia: un coro per tre voci, campane e vibrafono composto da uno dei maestri della musica di ricerca e minimalista, Gavin Bryars (1943, Gran Bretagna).
La composizione si ispira al testo del poeta argentino Roberto Juarroz, A veces ya no puedo moverme (Certe volte non riesco più a muovermi), che allude a un essere umano che si percepisce come un albero ed è connesso al mondo attraverso radici, in un rapporto osmotico tra sé e l’altro “come se tutte le cose nascessero da me / o come se io nascessi da tutte le cose”.
Un altro modo di suggerire possibili relazioni tra uomo e ambiente, dell’uomo come ambiente, è Audience for a Tree: uno spazio temporaneo creato da un cerchio di persone “piantate” intorno a un albero del giardino, in bilico tra atti di protezione e contemplazione.
Informazioni
Padiglione Italia – 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
DUE QUI / TO HEAR
20 aprile – 24 novembre 2024
Direzione Generale Creatività Contemporanea – Ministero della Cultura
www.duequi-tohear.it