I PREFERITI DI MARINO. CAPITOLO I, TUTTO SULLA NUOVA MOSTRA DI FONDAZIONE GOLINELLI

Inaugurata il 2 febbraio a Bologna, presso il Centro Arti e Scienze Golinelli, I Preferiti di Marino. Capitolo I è aperta al pubblico fino al 2 giugno 2024. La mostra espone per la prima volta 40 importanti opere della collezione privata del noto imprenditore e filantropo Marino Golinelli. Tra gli artisti protagonisti dell’esposizione spiccano Kazimir Malevič, Giacomo Balla, David Hockney, Tony Oursler, Lucy e Jorge Orta, Emilio Isgrò. Da non perdere, inoltre, la nuova installazione di Marcello Maloberti dal titolo Il Futuro non finisce mai di iniziare.

Centro Arti e Scienze Golinelli – Bologna

Le cinque sezioni della mostra

La nuova mostra di Fondazione Golinelli riflette l’evoluzione di una collezione che ha accolto, accanto a opere di grandi autori del Novecento, lavori di giovani promesse della scena artistica contemporanea internazionale. Golinelli ha sempre preferito all’appellativo “collezionista” quello di “ricercatore”, a sottolineare l’importanza dell’arte come chiave per decifrare il mondo e svelarne i significati più reconditi, e non come mera raccolta di oggetti o come investimento.

L’esposizione si articola in cinque tappe. La prima sezione – Dall’idea alla materia, una sorta di anticamera che proietta il visitatore nel percorso espositivo – si apre con Interior Projection #13 (2014) di Paolo Cavinato, e prosegue con gli scatti di Candida Hofer, una delle maggiori esponenti della fotografia oggettiva tedesca. Definita “antropologa delle architetture”, il suo sguardo si concentra su quegli spazi della socialità, teatri, musei, biblioteche, che pur presentando caratteristiche simili non sono mai uguali. Infine, domina la stanza Immortal Hunting (2015) di Ronald Ventura, uno dei maggiori esponenti della scena artistica filippina.

La seconda sezione della mostra, Dall’idea all’oggetto, sfida la definizione di progetto, in relazione ai concetti di funzione e funzionalità. Protagoniste sono le opere di due maestri delle avanguardie novecentesche: la serigrafia a colori Progetto per piano da tavolo (1920) e la scultura di terracotta Grande linea di velocità (1922), firmate dal futurista Giacomo Balla, e Dynamischer Suprematismus n. 57 (1916) opera di Kazimir Malevich padre del Suprematismo. A queste si affiancano due dipinti di Andreas Hildebrandt, Material e Erzberg (2008). La sezione si chiude con Senza Titolo (2003) di John Baldessari, opera composta da due moduli di carta da parati che isolano e affiancano elementi apparentemente dissimili (un naso e dei popcorn, delle lampadine e delle patate) per creare inedite relazioni visive formali.

Da ieri a domani è la terza sezione che restituisce la varietà di interessi, l’ecletticità e la visione del mondo – perennemente proiettata al futuro – di Marino Golinelli. In mostra, tra le varie opere di artisti internazionali, due ritratti fotografici di straordinaria bellezza: Golinelli e Orso Portale (2015) e Marino Infinito (2018), del fotografo e visual artist Giovanni Bortolani. A Marino e Paola è, invece, il mosaico fotografico realizzato con 40 polaroid a colori, del celebre fotografo Maurizio Galimberti. I suoi scatti hanno ritratto divi del cinema e famosi personaggi dello spettacolo come Lady Gaga, Johnny Depp, Carla Fracci.

La funzione e la sua negazione, quarto settore della mostra, ospita artisti che affrontano e confutano la definizione di funzione. Con Formiche italiane (1994) e Aristotele (2002), Emilio Isgrò, artista concettuale e pittore – ma anche poeta, scrittore, drammaturgo e regista – contesta l’autorevolezza e la funzionalità della parola con le sue celebri “cancellature”. Due le sculture esposte: Mela, opera in ceramica dell’artista friulano Giorgio Celiberti, e Il Sole (1975), scultura in legno dell’ebanista Giuseppe Rivadossi. Due sono anche le grandi installazioni protagoniste di questa sezione: Rainbow Trusses (2009) dell’artista milanese Loris Cecchini; Untitled (White Light #1), opera del 2006 di Terence Koh, artista canadese di origine cinese.

Il percorso espositivo si chiude con Proiettare il presente nel futuro e la maestosa installazione Orta Water – Purification Station (2005) del duo Lucy+Jorge Orta: una grande barca, con un sistema simbolico di raccolta, filtraggio e purificazione delle acque, ci ricorda che l’accesso alle fonti di acqua potabile e l’inquinamento dei bacini idrici sono un problema serio: l’acqua è un bene primario, che dobbiamo condividere con tutti gli esseri umani e con le altre forme di vita.

Da non perdere un’altra opera di Ronald Ventura, Home Theatre, Supper (2010), che mette al centro le contraddizioni del mondo globalizzato. Inc (2003) dell’artista statunitense Tony Oursler esplora il tema del disagio emotivo: gli elementi del volto – quello vero, ma deformato, dell’artista – appaiano stravolti. Il percorso espositivo si conclude con l’artista austriaco Alfred Haberpointner, che lavora il legno nelle modalità più diverse, per realizzare quelli che definisce “oggetti a muro”, e con un altro ritratto fotografico di Marino Golinelli firmato da Giovanni Bortolani, 2065, il futuro è qui.

L’installazione di Maloberti

In concomitanza dell’inaugurazione della mostra I Preferiti di Marino. Capitolo I, è stata svelata al pubblico la nuova opera site specific dell’artista visivo Marcello Maloberti, pensata appositamente per gli spazi dell’Opificio Golinelli. Si tratta di una monumentale installazione al neon, di 3 x 2 metri, dal titolo Il Futuro non finisce mai di iniziare.
La frase ricalca la grafia dello stesso Maloberti e proietta lo sguardo di chi la osserva verso il concetto di un futuro perenne, contrassegnato da un susseguirsi di inizi, e mai da una fine: è un futuro ancora inimmaginabile, in via di evoluzione, carico di potenziale. Un’opera che va ad arricchire in modo permanente l’incredibile patrimonio artistico della Fondazione Golinelli.