Fabio Bortolani non ha bisogno di molte presentazioni: parlano per questo grande artista di Spilamberto (Modena), laureato in architettura, i suoi progetti, caratterizzati da pertinenza e pulizia formale
e sempre dotati di spunti innovativi.
DESIGN: PROGETTAZIONE ARTISTICA PER L’INDUSTRIA
Il suo nome è noto ai più perché ha collaborato con alcune tra le più importanti aziende produttrici di oggetti di design quali, tra le tante, Alessi, Agape, Authentics, Driade, Lapalma, Serralunga.
Innumerevoli i premi da lui vinti, tra cui il Promosedia Udine vinto tre volte, il premio Top Ten a Francoforte e la selezione al Compasso d’Oro di Milano. Il suo nome è stato, inoltre, inserito nel 2002 nel volume Spoon, edito da Phaidon Press, uno dei principali editori di arti visive, architettura, fotografia e design britannici.
Siamo abituati a sentir parlare di design intendendolo come quella disciplina che si occupa della progettazione di oggetti fisici, digitali o concettuali, attraverso la stesura di un progetto che coniughi funzionalità ed estetica.
La definizione di design di Bortolani ci aggrada molto di più e ci sembra molto più calzante: egli ritiene, infatti, che la traduzione in italiano del vocabolo sia “progettazione artistica per l’industria” ossia arte applicata all’industria.
Se ci pensiamo bene, già durante la Prima Rivoluzione industriale si ebbe la prima implicazione del design, precisamente nelle macchine industriali, nate all’insegna di grande funzionalità ed efficienza, con modesta pretesa “estetica” che conquisterà il favore della critica più moderna. Infatti, tra tutti gli articoli che verranno presentati alla Grande Esposizione di Londra del 1851, saranno proprio i macchinari, quasi totalmente immuni da preoccupazioni stilistico-decorative, a segnare il reale progresso, anche in fatto di gusto, compiuto nel periodo della Rivoluzione Industriale.