Raccontare un evento drammatico con la grazia dell’arte. Chernobyl Herbarium è un progetto in itinere dell’artista francese Anaïs Tondeur e del filosofo ambientalista Michael Marder,
che si esprime attraverso un preciso medium artistico, il rayogramma, ossia un’immagine fotografica ottenuta senza l’uso di una macchina fotografica, posizionando oggetti direttamente su una superficie fotosensibile come la carta fotografica ed esponendola così alla luce.
Ogni frammento si compone di un rayogramma e di un testo scritto da Michael Marder, egli stesso esposto all’esplosione, sia nel corpo sia nella vita. Il progetto, partito con 30 frammenti, si arricchisce di un nuovo frammento per ogni anno trascorso dall’esplosione del reattore n°4 avvenuta il 26 aprile 1986.
Questo progetto nasce da una catena di incontri: quello di Anaïs con le piante che crescono nei terreni irradiati della Zona di Esclusione di Chernobyl, reso possibile dalla ricerca portata avanti da un gruppo di biogenetisti, guidato da Martin Hajduch, che studiano gli effetti della radioattività sulla flora; quello col curatore Robert Devčić e l’invito a partecipare a una mostra sul tema del trauma; infine, quello con il filosofo Michael Marder. Gli stessi rayogrammi nascono da un incontro, quello delle piante con la superficie fotografica, l’unione del cesio 137 e dello stronzio 97 contenuti nel loro corpo con la lastra fotosensibile.
Anaïs Tondeur è approdata a questo processo fotografico memore di altre immagini prodotte dall’effetto di un’esplosione nucleare, l’immagine della distruzione stessa immortalata dalla bomba atomica sganciata su Hiroshima e Nagasaki, che nella sua esplosione ha catturato le tracce di chi – oggetti, uomini, piante – si è trasformato in cenere. Queste impronte, impresse sulle superfici di città bombardate o sulla carta fotografica, ci invitano a considerare l’atto stesso dell’esposizione, a metà tra il processo di distruzione e quello di rivelazione.
Il vero e proprio trauma che nel 1986 investì l’Europa intera, raggiungendo proporzioni planetarie, ha definitivamente incrinato le nostre facili illusioni di sicurezza e la fiducia nel progresso tecnologico. Parlare della vita dopo Chernobyl significa pensare l’impensabile e rappresentare l’irrappresentabile
di una “coscienza esplosa”.
Dolichos pruriens, fotogramma su carta, 2011-2016
Zona di esclusione, Chernobyl, Ucraina
Livello di radiazione: 1,7 mSv/h
© Anaïs Tondeur
Nell’era dell’Antropocene e del cambiamento climatico che vede l’uomo dominatore assoluto della natura, possiamo e dobbiamo far nostre la voce dolorosa e insieme la speranza di rigenerazione delle piante risorte dalle ceneri del disastro, coltivare un altro modo di vivere, finalmente in sintonia con l’ambiente.
Michael Marder è professore di ricerca IKERBASQUE presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università dei Paesi Baschi (UPV-EHU), Vitoria-Gasteiz, Spagna. Lavora nella tradizione fenomenologica della filosofia continentale, del pensiero ambientale e della filosofia politica.
michaelmarder.org
Anaïs Tondeur è un’artista visuale. Vive e lavora a Parigi. Laureata al Central Saint Martins (2008) e poi al Royal College of Arts (2010) a Londra, ha ricevuto il Prix Art of Change 21 (2021).
anaistondeur.com
Courtesy Spot home gallery, Napoli
L’edizione italiana, edita da Mimesis, è acquistabile attraverso il qrcode
Geranium chinum, fotogramma su carta, 2011-2016
Zona di esclusione, Chernobyl, Ucraina
Livello di radiazione: 1,7 mSv/h
© Anaïs Tondeur
Phaseoleae, fotogramma su carta, 2011-2016
Zona di esclusione, Chernobyl, Ucraina
Livello di radiazione: 1,7 mSv/h
© Anaïs Tondeur