Secondo Bertold Brecht, «un’opera d’arte non insegna soltanto a guardare nella maniera giusta, cioè a fondo, compiutamente e con piacere il particolare oggetto che raffigura ma anche altri oggetti. Insegna in assoluto l’arte di osservare».
Che, in sostanza, un’opera d’arte debba agire su tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro età, dalla loro condizione sociale, dalla loro educazione, è un’opinione molto antica e assolutamente fondamentale.
Abbiamo chiesto a Daniela Fava, Direttore generale di Kosmos s.r.l. – agenzia di traduzioni specializzata in vari settori tra cui quello dell’arte, che vanta collaborazioni con Prado, Rome museum, Museo Archeologico Nazionale di Napoli e moltissimi altri – cosa significa per lei osservare un’opera d’arte.
«Osservare un’opera d’arte significa”leggere” un oggetto come un testo visivo, ossia fare un’operazione di decodifica per comprenderne i concetti, i rinvii e i significati. Leggere un’opera d’arte non serve, dunque, soltanto a “capire”, ma soprattutto a fruire l’opera: la comprensione, cioè, non va considerata fine a se stessa, ma serve per far nascere un piacere estetico, un divertimento intellettuale, come quando si assiste ad uno spettacolo. Come nell’apprendimento di qualsiasi lingua, è importante conoscere le regole, la struttura, il codice che costituisce la lingua stessa».
Per quanto riguarda nello specifico la sua professione, le abbiamo domandato cosa vuol dire per lei tradurre un’opera d’arte.
«Nel settore artistico, più che in altri, il traduttore non deve essere semplicemente un professionista, ma anche un appassionato della materia di cui si sta occupando. Solo attraverso la passione, infatti, potrà rendere la traduzione di un’opera appetibile, attraente e del tutto corrispondente con l’intento originario dell’autore.
Mi chiedo: qual è la funzione principale dell’opera d’arte? Essere veicolo di conoscenza o suscitare emozioni?
Nell’Ars Poetica Orazio assegnava alla poesia il compito di insegnare e far conoscere, ma al contempo indicava che il poeta non dovesse solo insegnare ma anche commuovere, tanto che lo stesso poeta doveva mostrare al pubblico le passioni che intendeva trasmettere. Ma è davvero così necessario cercare di separare questi due lati dell’opera d’arte?
C’è una linea sottilissima tra questi due aspetti. Le nostre conoscenze nella maggior parte dei casi sono sempre connotate emotivamente e gli stessi nostri sentimenti muovono sempre da una base di conoscenza tanto che spesso siamo spinti alla conoscenza grazie a una passione che ci guida e ugualmente dalle nostre emozioni impariamo qualcosa, sul mondo o su noi stessi.
Preferisco allora parlare di transcreazione, ossia di quel processo che combina traduzione e creazione, che va oltre la semplice lettura di un’opera d’arte. Il transcreatore ridisegna il contenuto adattandolo alla cultura del Paese di destinazione, veicolando il messaggio, l’emozione e l’influenza culturale che intende trasmettere l’opera di partenza».
Daniela Fava